Ogni scelta non avviene d’emblèe, al primo colpo, ma richiede un suo tempo. Ogni processo decisionale si costituisce di 5 fasi, come vedremo meglio in seguito.
Quante volte ci capita di bloccarci nel prendere o portare a termine una decisione, di tornare indietro e poi riprovare di nuovo, senza capire quale sia la nostra direzione. Ci può capitare di essere divisi tra testa (ovvero la ragione) e la pancia (ovvero l’istinto) e non sappiamo più a chi dare retta e cosa fare della nostra vita. Tutto ciò può generare frustrazione impedendoci di vivere una vita davvero soddisfacente.
Riuscire a comprendere in quale fase di questo processo mi sono bloccato è già un primo passo per avvicinarci al bandolo della matassa.
La ruota del cambiamento
James Prochaska e Carlo DiClemente hanno studiato quali sono i meccanismi affinché un buon proposito possa trasformarsi in un’azione consolidata nel tempo. Attraverso lo schemino proposto di seguito è possibile osservare tutte le fasi che compongono il processo decisionale.
Nella prima fase di Precontemplazione l’individuo non è disposto a mettere in atto nessun cambiamento, ma inizia a pensare a questa possibilità. Questa prima fase si conclude nel momento in cui si prende atto della necessità di un cambiamento. Se la motivazione è di tipo estrinseco (quindi non connessa ai nostri bisogni psicologici di base), ogni tipo di azione è destinata a fallire.
La seconda fase di Contemplazione può durare anche molto tempo perché in essa si valutano tutti gli aspetti legati al cambiamento, tra cui anche l’impatto che esso ha in termini di costi benefici sulla propria vita. Aver riconosciuto la necessità di un cambiamento, non vuol dire essere pronti a farlo, accelerare questo processo solitamente non è positivo poiché la motivazione può essere ancora labile e non portarci lontano.
Nella terza fase di Determinazione o preparazione siamo pronti per informarci e pianificare il nostro cambiamento.
Nella quarta fase dell’Azione, il cambiamento viene messo in atto concretamente. Questa può essere una fase molto dolorosa e faticosa perché il cambiamento costituisce ancora una novità, ci scontriamo con tutte le difficoltà, alcune preventivate altre no, le abitudini a cui abbiamo rinunciato possono essere ancora molto allettanti. Infatti, possono esserci ripensamenti. Occorre quindi volontariamente rinnovare la scelta fatta giorno dopo giorno fino a che il cambiamento non si stabilizzi nel tempo. Questa fase può durare anche alcuni mesi, dipenderà dalla nostra elasticità mentale e fisica.
La quinta fase del mantenimento consiste nel portare avanti il cambiamento nel tempo, consolidandolo. Il rischio di trovare ostacoli che possono mettere in discussione tutto è comunque presente. Questa fase può essere il preludio dell’uscita dalla ruota o della ricaduta.
La ricaduta si ha quando si ritorna a un vecchio comportamento facendo marcia indietro sul cambiamento messo in atto. Questa è un’importantissima tappa che ci permette di conoscere meglio noi stessi, i nostri limiti e le nostre difficoltà. Da questa fase ne possiamo uscire rafforzati e più consapevoli di noi stessi, se riusciamo a individuare quale delle fasi precedenti non è stata affrontata nel modo giusto. L’errore non è un fallimento ma una ghiotta opportunità, se riusciamo a imparare da esso. A questo punto o si accantona il processo di cambiamento o si ripete la ruota da capo.
L’uscita definitiva dalla ruota l’avremo nel momento in cui il cambiamento è iniziato a far parte di noi ed è diventato permanente. Il cambiamento inizia a definirci come persone, riusciamo a godere dei suoi frutti, tentazioni permettendo – che, in questa fase, non riscuotono particolare successo –. Da qui siamo pronti per un nuovo obiettivo.
Non è sempre facile capire quali siano le nostre resistenze e motivazioni più profonde che ci muovono o ci bloccano nelle scelte che facciamo o non facciamo. Quando ci troviamo in una situazione di impasse può essere utile rivolgersi a un professionista.
Dr.ssa Sara Appoloni
Psicologa Psicoterapeuta a Pesaro